Tratto da “Juvenilia”
Profonda, solitaria, immensa notte
Profonda, solitaria, immensa notte;
Visibil sonno del divin creato
Su le montagne già dal fulmin rotte,
Su le terre che l’uomo ha seminato.
Alte da i casti lumi ombre interrotte;
Cielo vasto, pacifico, stellato;
Lucide forme belle, al vostro fato,
Equabilmente, arcanamente, addotte;
luna, e tu che i sereni e freddi argenti
Antica peregrina a i petti mesti
Ed a’ lieti dispensi indifferenti:
Che misteri, che orror, dite, son questi?
Che siam, pover razza de i viventi?...
Ma tu, bruta quiete, immobil resti.
Profonda, solitaria, immensa notte
Profonda, solitaria, immensa notte;
Visibil sonno del divin creato
Su le montagne già dal fulmin rotte,
Su le terre che l’uomo ha seminato.
Alte da i casti lumi ombre interrotte;
Cielo vasto, pacifico, stellato;
Lucide forme belle, al vostro fato,
Equabilmente, arcanamente, addotte;
luna, e tu che i sereni e freddi argenti
Antica peregrina a i petti mesti
Ed a’ lieti dispensi indifferenti:
Che misteri, che orror, dite, son questi?
Che siam, pover razza de i viventi?...
Ma tu, bruta quiete, immobil resti.
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