giovedì 25 marzo 2010

1976 – Saul Bellow – Canada



Incipit di “Herzog”

Se sono matto, per me va benissimo, pensò Moses Herzog. C’era della gente che pensava fosse toccato, e per qualche tempo persino lui aveva dubitato di esserci tutto. Ma adesso, benché continuasse a comportarsi in maniera un po’ stramba, si sentiva pieno di fiducia, allegro, lucido e forte. Gli pareva d’essere stregato, e scriveva lettere alla gente più impensata. Era talmente infatuato da quella corrispondenza, che dalla fine di giugno, dovunque andasse, si trascinava dietro una valigia piena di carte. Se l’era portata, quella valigia, da New York a Martha’s Vineyard. Ma da Martha’s Vineyard era ritornato subito; due giorni dopo aveva preso l’aereo per Chicago, e da Chicago era filato in un paesino del Massachusetts occidentale. Lì, nascosto in mezzo alla campagna, scriveva a più non posso, freneticamente, ai giornali, agli uomini pubblici, ad amici e parenti e finì per scrivere anche ai morti, prima ai suoi morti e poi ai morti famosi.

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